giovedì 10 novembre 2011

Fiumicino - Ponte della Scafa, navi romane: quali datazioni e quale area portuale?


Quanta confusione sulle due navi romane scoperte all'Isola Sacra (Fiumicino) durante i sondaggi per la realizzazione del nuovo Ponte della Scafa. Nell'ultimo comunicato del MIBAC di fine ottobre si parla di uno scafo, battezzato 'Isola Sacra 1', lungo circa 12 mt e largo 5, sotto il quale è stato individuato un altro relitto tramite la fiancata di 14 metri visibile in superficie. Nel primo comunicato di fine aprile si parlava che, 4 metri sotto il piano di campagna, erano affiorati 11 metri della fiancata di uno scafo, ma non la poppa né la prua. Poiché lo scafo 'Isola Sacra 1' è stato identificato in un tipo di barcone a fondo piano con prua a specchio verticale, utilizzato per servizi portuali, per il carico e lo scarico delle merci (detto 'horeia'), dobbiamo desumere che sia lo stesso del primo comunicato, anche se di prua finora non si era mai parlato. Sorgono però due domande.
La prima è sui livelli stratigrafici, partendo dal fatto che la tipologia di nave 'horeia' è databile al III sec. d.C. (così come quelle trovate a Napoli e a Tolone). Dalle foto del 28 aprile e di oggi si nota una grossa trave in legno che, conficcata nel terreno, prosegue fin sotto via della Scafa. La trave ancora non è stata scavata ma si vede bene che è a un livello molto superiore rispetto ai due scafi, particolare che finirebbe per farla datare diversi secoli dopo. Saremo dunque in presenza di un'area portuale in uso prima del III sec. d.C. rimasta operativa per molto ancora, contro tutte le teorie dell'avanzamento di costa dovuto al Tevere, che da Traiano (I sec. d.C.) fino al 1569 è stato stimato di 1,2 metri all'anno. Dove sono allora gli studi sulla datazione dei reperti qui rivenuti? Possibile che non ci sia ancora una data certa che fissi un termine 'post quem', considerato che sono stati trovati materiali vari che dimostrano una frequentazione del sito almeno fino al IV secolo?
Conoscere una datazione del sito sarebbe molto importante perché qui non si tratta di uno scavo archeologico tradizionale ma di sondaggi archeologici legati ad un'opera pubblica di estremo interesse come il Ponte della Scafa. Già sono stati spesi quasi 2 milioni di euro e troppi ancora ne occorrono: sarebbe opportuno che la Soprintendenza esprimesse una indicazione finale se il Ponte della Scafa si può ancora fare o no in funzione dell'importanza storica del sito e non del singolo ritrovamento.
La seconda domanda è sulla corretta identificazione dell'area nell'antichità. A luglio di quest'anno, durante ricerche geofisiche, il Prof Martin Millett dell'Università di Cambridge ha individuato un canale largo 90 metri che corre verso sud attraverso l'Isola Sacra dal porto marittimo di Porto al porto fluviale di Ostia. Questo canale avrebbe consentito di trasferire il carico dalle grandi navi d'alto mare alle più piccole navi fluviali e quindi di avviare quelle merci sul canale stesso fino ad Ostia per essere movimentato nel porto fluviale. Questa potrebbe dunque essere un'ulteriore ipotesi: i due scafi sono nel punto in cui il presunto grande canale di collegamento fra Porto ed Ostia andava a sfociare nel ramo ostiense del Tevere.
Purtroppo però entrambi gli interrogativi non ricevono alcuna risposta e si continua ad insistere negli scavi di un'archeologia preventiva che non si capisce quale obiettivo si sia dato se non quello di approfittare di un'opera pubblica per conoscere più in dettaglio il territorio. Perché allora non dirlo chiaramente?

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