9 dicembre 1973: sono passati 30 anni da un memorabile articolo di Pasolini. Che ci fa riflettere. Pier Paolo Pasolini non è morto all'Idroscalo di Ostia. Neppure il suo corpo è stato ritrovato lì. Pier Paolo Pasolini è morto chissà dove ed il suo corpo è stato ritrovato a poche centinaia di metri da Tor San Michele presso un campetto da calcio. Mai Pasolini avrebbe voluto un suo 'museo' dentro la torre, mai Pasolini avrebbe voluto ancor più emarginare l'abitato dell'Idroscalo con il ricordo della sua morte. Il corpo di Pasolini fu trovato il 2 novembre, il giorno dei morti e questo autorizza gli impreparati e sgarbati amministratori pubblici preposti alla cultura a fare, in quel giorno, o passerella davanti alla sua misera lapide o proclami autorefenziali di quel che 'faranno' per il ricordo del grande intellettuale felsineo. In realtà per loro, da destra a sinistra, rimane sempre 'un frocio comunista'.
Quest'anno si è raggiunto il limite. Da Pasolini non è venuto nessuno: il sindaco pedalava altrove, gli altri facevano affari dentro stanze segrete. Peggio di tutti i signori impreparati e sgarbati del municipio di Ostia, quelli che continuano ad usare in maniera impropria parole che esprimono valori come sinistra e libertà. Questi signori hanno usato i mezzi di comunicazione per metterci una toppa. Per il prossimo anno avrebbero organizzato la 'settimana pasoliniana', ai primi di dicembre doveva esserci il 'premio pasolini', subito si sarebbero attivati per "ottimizzare lo stato e la segnaletica relativa i luoghi e i monumentti dedicati a pasolini". Abbiamo scritto Pasolini con la 'p' minuscola perché nulla di tutto ciò hanno fatto. Addirittura l'ignoranza è arrivata a coniare per Pasolini l'osceno epiteto di 'genius loci', lo 'spirito del luogo' di romana memoria, non conoscendone l'intrinseco significato e non conoscendo il perché Pasolini frequentasse Ostia. Pasolini non è il loro 'fratello e cittadino' ma la loro vittima, il capro espiatorio della loro arroganza.
Lo aveva già scritto proprio Pier Paolo Pasolini in un passaggio dell'articolo del Corriere della Sera pubblicato il 9 dicembre del 1973, poi incluso nei suoi 'Scritti Corsari': "Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata per sempre".
Pensano davvero questi impreparati e sgarbati signori che usando i mezzi di informazione come toppe del loro vuoto, divulgando abominevoli e prezzolati spettacoli, battendosi il cinque tra di loro, di far parte di un processo di acculturazione?
Quando Pasolini scrisse era il 1973, era il tempo dell'austerity, era il tempo delle prime domeniche senza auto, "dei centri città restituiti ai passanti ed alle biciclette", dei veri uomini di sinistra come Berlinguer, del vero impegno civile fondato sul sacrificio e sul valore della cultura. Oggi ad Ostia si usa Pasolini per mistificare tutto questo, anche con le biciclettate. Ad Ostia, ogni anno, Pasolini muore sempre due volte.
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