Comunicato Stampa Associazione Culturale Severiana
Una seconda nave romana è nascosta nel terreno sul quale verrà realizzato il nuovo Ponte della Scafa. Mancano i fondi per portare l’imbarcazione alla luce, però, e la scelta obbligata è quella di nascondere tutto in attesa di tempi migliori....
L’allarme arriva dall’associazione culturale Severiana, la stessa che ad aprile scorso anticipò il rinvenimento di una nave imperiale di 13 metri del primo secolo avanti Cristo, ottimamente conservata; evento che fece poi esclamare al ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, «è una scoperta da brivido». «C’è una seconda nave romana scoperta durante i sondaggi archeologici per il nuovo Ponte della Scafa ma nessuno ne parla denuncia Andrea Schiavone, presidente della Severiana - Poiché mancano i milioni di euro promessi dal ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, e dal suo sottosegretario, Francesco Maria Giro, si preferisce far finta di nulla. Così si ricoprono le trincee di scavo». Galan, infatti, al termine di un sopralluogo al cantiere di scavo, promise i soldi necessari per il recupero della nave.
Una foto scattata nei giorni scorsi mostra un operaio stendere teli di plastica a protezione dell’area a ridosso di via della Scafa sotto la quale è conservato il reperto storico e una ruspa che ricopre il tutto di terra. «La seconda nave e non solo quella, si trova lì sotto» indica Schiavone. «Non smentisco e non confermo è la risposta sibillina dell’archeologa Paola Germoni che segue l’operazione all’Isola Sacra Le dichiarazioni ufficiali competono al Ministero. Posso dire, comunque, che in quell’area ci sono ulteriori elementi dell’architettura navale d’epoca romana. Il lavoro sinora si è svolto nei tempi previsti con ottimi risultati sotto il profilo della ricostruzione paleoambientale». Al contrario, sul fronte ostiense, l’intervento di indagine archeologica preventiva procede a rilento. La Soprintendenza a primavera ha portato alla luce un tratto di una dozzina di metri di molo in pietra: potrebbe trattarsi di una scoperta sensazionale, quella del primo porto dell’epoca ostiense. Prima ancora di quello eretto da Claudio e del successivo approdo esagonale di Traiano. «Aspettiamo i fondi dal Comune di Roma per continuare le ricerche - spiega il direttore degli scavi, Angelo Pellegrino - Sappiamo che sono in atto le gare d’appalto». «A tre anni dal Commissariamento dell’area archeologica di Roma e Ostia antica, per superare ”la situazione emergenziale dovuta agli eventi climatici di natura eccezionale di novembre e dicembre 2008” l’archeologia è allo sbando» conclude amareggiato Schiavone.
L’allarme arriva dall’associazione culturale Severiana, la stessa che ad aprile scorso anticipò il rinvenimento di una nave imperiale di 13 metri del primo secolo avanti Cristo, ottimamente conservata; evento che fece poi esclamare al ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, «è una scoperta da brivido». «C’è una seconda nave romana scoperta durante i sondaggi archeologici per il nuovo Ponte della Scafa ma nessuno ne parla denuncia Andrea Schiavone, presidente della Severiana - Poiché mancano i milioni di euro promessi dal ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, e dal suo sottosegretario, Francesco Maria Giro, si preferisce far finta di nulla. Così si ricoprono le trincee di scavo». Galan, infatti, al termine di un sopralluogo al cantiere di scavo, promise i soldi necessari per il recupero della nave.
Una foto scattata nei giorni scorsi mostra un operaio stendere teli di plastica a protezione dell’area a ridosso di via della Scafa sotto la quale è conservato il reperto storico e una ruspa che ricopre il tutto di terra. «La seconda nave e non solo quella, si trova lì sotto» indica Schiavone. «Non smentisco e non confermo è la risposta sibillina dell’archeologa Paola Germoni che segue l’operazione all’Isola Sacra Le dichiarazioni ufficiali competono al Ministero. Posso dire, comunque, che in quell’area ci sono ulteriori elementi dell’architettura navale d’epoca romana. Il lavoro sinora si è svolto nei tempi previsti con ottimi risultati sotto il profilo della ricostruzione paleoambientale». Al contrario, sul fronte ostiense, l’intervento di indagine archeologica preventiva procede a rilento. La Soprintendenza a primavera ha portato alla luce un tratto di una dozzina di metri di molo in pietra: potrebbe trattarsi di una scoperta sensazionale, quella del primo porto dell’epoca ostiense. Prima ancora di quello eretto da Claudio e del successivo approdo esagonale di Traiano. «Aspettiamo i fondi dal Comune di Roma per continuare le ricerche - spiega il direttore degli scavi, Angelo Pellegrino - Sappiamo che sono in atto le gare d’appalto». «A tre anni dal Commissariamento dell’area archeologica di Roma e Ostia antica, per superare ”la situazione emergenziale dovuta agli eventi climatici di natura eccezionale di novembre e dicembre 2008” l’archeologia è allo sbando» conclude amareggiato Schiavone.
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