Si tratta della più grande Chiesa Ortodossa Rumena d'Italia che sorgerà lungo la via Ostiense, a sinistra procedendo verso Ostia, dopo il supermercato Eurospin (dopo via di Malafede, località Casal Bernocchi), oggetto di 'visita' il 28 maggio scorso, in piena campagna elettorale, da parte del candidato sindaco PD, Roberto Giachetti.
Solo il 6 luglio 2016 l'annuncio dei ritrovamenti che però già il 28 gennaio erano stati anticipati in parte dall'Associazione Culturale Severiana: un mausoleo del I secolo dopo Cristo, un complesso termale con pavimenti a mosaico, una necropoli ben conservata e anche opere di canalizzazione dirette a una cisterna per l’approvvigionamento idrico.
La scoperta era avvenuta tra aprile e luglio 2015, pochi mesi dopo il burrascoso insediamento di Prosperetti al posto dell'ottima Mariarosaria Barbera, avvenuto il 18 febbraio 2015, con procedura di interpello.
Le indagini erano state condotte sotto la direzione scientifica degli archeologi Christian D'Ammassa e Alessandro D’Alessio avvalendosi, per le analisi antropologiche nella necropoli, di Paola Catalano, ma soprattutto della manodopera di circa 20 operai specializzati rumeni, tutti volontari non retribuiti, che, forse, adesso riceveranno anche un riconoscimento attestante la loro esperienza. Manca ancora il nulla osta della Soprintendenza ma tutti sperano che entro Natale il Comune dia il via libera alla costruzione della Chiesa.
La Chiesa però, nel capannone provvisorio, è regolarmente in funzione e la domenica è frequentata da centinaia e centinaia di fedeli che liberamente parcheggiano dentro l'area sopra i resti archeologici, interrati seppur protetti (si spera) almeno con sacchi di geotessuto riempiti di argilla espansa. Il tutto non è a norma, almeno secondo le normali procedure imposte dal Ministero dei Beni Culturali. La Soprintendenza ha già stabilito di lasciare libera solo una porzione di suolo maggiore rispetto al progetto originario ma tutto resterà interrato "perchè non ci sono ne fondi ne il contesto per la valorizzazione dei resti". Dunque, ci si parcheggia sopra: oli ed altri inquinanti liberi di percolare nel sottosuolo senza alcun controllo. Quello che era un terreno vergine e che ha conservato un importante patrimonio archeologico ora diventa un parcheggio per un luogo di culto. Senza tener conto i problemi per la viabilità locale con l'aggiunta di un pericoloso ingresso sulla via Ostiense per nulla regolamentato e che la Polizia Locale di Roma Capitale ignorerà fino al prossimo incidente.
La Chiesa è a tutti gli effetti un'opera privata di pubblica utilità perché consiste in un intervento effettuato da un soggetto privato (la comunità rumena) "necessario per l’utilizzazione di beni da parte della collettività o di singoli individui, allo scopo di soddisfare un interesse promiscuo pubblico e privato, a seguito del quale il diritto sul bene, la cui sopravvivenza in capo all’originario proprietario sia divenuta incompatibile con la nuova destinazione" confluirà nel patrimonio di un soggetto privato.
Ad essa dovrebbe applicarsi (in qualità del suo interesse pubblico) la cosiddetta "verifica preventiva dell’interesse archeologico" disciplinata da una recente circolare emessa dalla Direzione Generale di Archeologia (1), essendo (al momento dell'inizio delle attività di scavo) ancora vigente il vecchio Codice dei contratti pubblici e dei relativi lavori (2). Invece nulla di tutto ciò, con forte sospetto che quanto stabilito dall'Allegato II della suddetta circolare non sia mai stato rispettato.
Ricordiamo che, come nel caso della Chiesa in questione, sono assoggettati al procedimento di verifica preventiva dell’interesse archeologico tutti i progetti di opere di interesse pubblico che comportano "mutamenti nell’aspetto esteriore o nello stato dei luoghi, movimentazioni di terreno (comprese le opere a verde), anche nel caso di ripristino dell’assetto preesistente, ovvero nuove edificazioni, anche se realizzate nell’ambito della ristrutturazione di manufatti esistenti, in ragione dell’impatto che detti interventi potrebbero determinare su beni o contesti di interesse archeologico presenti nell’area interessata dalle dette trasformazioni". Proprio come a Casal Bernocchi.
Invece è stato tenuto tutto nascosto fino al raggiungimento di un accordo tra le parti (la Comunità, i progettisti, la politica, la Soprintendenza) non seguendo affatto l'iter previsto.
Anche qui ricordiamo che:
(4.1.1 pag.12-13) – la mancata attivazione del procedimento da parte della stazione appaltante o l’omissione di adempimenti successivi o di prescrizioni si configurano come omissioni suscettibili di pregiudicare in tutto o in parte l’opera pubblica o di interesse pubblico con conseguente responsabilità per danni.
(7.1 pag. 15) – in caso di “applicazione per analogia” di queste procedure a procedimenti non giuridicamente vincolati alla norma in materia di opere pubbliche, devono essere istituiti accordi formali sanciti dalla Direzione Generale Archeologia (rimangono senza efficacia precedenti accordi firmati dalla Direzione Generale Centrale), restando inteso che in tali casi non si estendono fuori dal proprio ambito di applicazione naturale le regole tipiche delle opere pubbliche: in particolare non può essere imposto come esclusivo il possesso dei requisiti professionali obbligatori previsti per le opere pubbliche, ma solo la comprovata ed adeguata formazione ed esperienza, nel rispetto della Legge sulle professioni dei Beni Culturali.
Ora staremo a vedere che cosa accadrà dopo il nostro inevitabile invio di un esposto agli entri preposti. Anche perché risulta singolare che i progettisti dell'erigenda Chiesa siano gli stessi che presso la Biblioteca Elsa Morante ad Ostia hanno allestito la mostra sul centenario del Piano Regolatore del quartiere marino, dimostrandosi, per interesse professionale, volenterosi nel promuovere una discutibile interpretazione di un passato prossimo lasciando seppellire ed inquinare le certezze di un passato remoto.
(1) Disciplina del procedimento di cui all’articolo 28, comma 4, del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ed agli articoli 95 e 96 del Decreto Legislativo 14 aprile 2006, n. 163, per la verifica preventiva dell’interesse archeologico, sia in sede di progetto preliminare che in sede di progetto
definitivo ed esecutivo, delle aree prescelte per la localizzazione delle opere pubbliche o di interesse pubblico di cui all’annesso Allegato 1. 20 gennaio 2016
Direzione Generale Archeologia
Via di San Michele 22 – 00153 – ROMA
Tel. 06.67234613 / 4614 ‐ Fax 06.6723.4601/4750
(2) DECRETO LEGISLATIVO 12 APRILE 2006, N. 163
Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE. (Pubblicato nella G. U. n. 100 del 2-5-2006 – s. o. n. 107)